giovedì 21 ottobre 2010

Con Cota vincono anche i veri cattolici


Sapere che Roberto Cota potrà governare il Piemonte, fino a fine legislatura, è motivo di serenità e di speranza non solo per tutti coloro che nutrono fiducia nella Lega Nord, ma anche per tutti quegli uomini e quelle donne che si riconoscono nei valori tradizionali del cristianesimo, compendiati nella dottrina sociale della Chiesa cattolica.
Proprio Roberto Cota, infatti, poco meno di un anno fa – il 24 febbraio 2010 – aveva compiuto un gesto coraggioso e lungimirante stringendo una vera e propria alleanza organica e programmatica con l’associazionismo cattolico pro-life, sottoscrivendo il “Patto per la vita e la famiglia”. I veri cattolici piemontesi – disgustati dal voltafaccia imperdonabile dell’Udc che aveva appena annunciato di sostenere elettoralmente l’abortista Mercedes Bresso – sottoposero all’allora candidato Roberto Cota una serie di richieste politiche inerenti al rispetto della vita umana, dalla sua fase embrionale sino alla morte naturale, e relative alla difesa e alla promozione della famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio tra un solo uomo e una sola donna: Cota rispose con entusiasmo e convinzione alle proposte giunte dal mondo cattolico, impegnandosi in prima persona a promuovere, non solo teoricamente, un’azione politica volta a concretizzare nel governo regionale i valori difesi dalla Chiesa cattolica.
Massimo Introvigne, vice-responsabile nazionale di Alleanza cattolica e grande promotore del “patto di ferro” tra Cota e il mondo cattolico piemontese – proprio dalle colonne de “La Padania” – disse che “la sottoscrizione del 'Patto per la vita e per la famiglia' da parte di Cota è un fatto storico e senza precedenti a questi livelli in Italia, sia perché gli impegni sono precisi, dettagliati e tecnici, sia perché non si tratta di una semplice dichiarazione di buona volontà ma di un patto bilaterale sottoscritto con quattro garanti, uno dei quali sono io, che vigileranno – e lo faremo davvero – sugli impegni assunti”.
La grande vittoria elettorale di Roberto Cota e della Lega Nord è stata duramente avversata da certe frange del laicismo militante anche per questa ragione: crea fastidio un uomo politico che si riconosce nei valori sociali del cattolicesimo, figuriamoci quanto possa far inorridire certi propagandisti del nulla la vittoria elettorale di un credente cattolico pronto ad attuare nella società quei valori cristiani che costituiscono le radici dell’Europa. Contro Cota, infatti, hanno tentato di tutto, sia prima che dopo il voto: purtroppo è andata male a coloro che hanno cercato di mettere sotto tutela la democrazia in spregio ai valori incarnati da Cota.
Ora che, in seguito alla pronuncia del Consiglio di Stato, la brutta parentesi del tentato golpe contro il popolo piemontese è stata impietosamente chiusa, Roberto Cota potrà finalmente concentrare tutta l’ attenzione politica del governo regionale piemontese all’attuazione del “Patto per la vita e la famiglia”.
Proprio dal rispetto, dalla difesa e dalla promozione dei valori sociali del cattolicesimo si dispiegherà quel vento di cambiamento profondo e vero di cui non solo il Piemonte, ma tutta la società occidentale, ha assoluto bisogno: il Piemonte può e deve essere la regione pioniera della riscoperta dei valori del cristianesimo, su cui si fonda l’identità della nostre terre e dei nostri popoli.
Solo dall’attenzione alle politiche famigliari ed educative e, soprattutto, dalla sensibilità verso i più piccoli ed indifesi membri della nostra società può partire un’ opera di vero cambiamento. Infatti, come ha dichiarato Benedetto XVI, “i bambini hanno il diritto di essere concepiti e portati in grembo, messi al mondo e cresciuti nell'ambito del matrimonio: è attraverso il rapporto certo e riconosciuto dei loro genitori che possono scoprire la propria identità e raggiungere il proprio adeguato sviluppo umano”. “In società con una nobile tradizione di difesa dei diritti di tutti i loro membri, ci si aspetterebbe – ha proseguito il Papa, in occasione di un’ udienza in Vaticano – che questo diritto fondamentale dei figli avesse la priorità su qualsiasi altro presunto diritto degli adulti a imporre loro modelli alternativi di vita familiare e, di certo, su qualsiasi presunto diritto all'aborto. Poiché la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace, la promotrice più affidabile di coesione sociale e la migliore scuola delle virtù di buona cittadinanza, è nell'interesse di tutti, e in particolare dei governi, difendere e promuovere una vita familiare stabile”.

Emanuele Pozzolo

Articolo pubblicato su "La Padania" di giovedì 21 ottobre 2010


Patto per la vita e la famiglia

Testo del patto sottoscritto da Roberto Cota, candidato alla presidenza della Regione Piemonte, il 24 febbraio 2010 a Torino, con quattro garanti – Massimo Introvigne (vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica), Marisa Orecchia (presidente di Federvita Piemonte), Mauro Ronco (docente di diritto penale, già componente del CSM) e Maria Paola Tripoli (fondatrice del Servizio Emergenza Anziani).

“Sottoscrivo un patto per la vita e per la famiglia: non generico – perché è facile parlare di vita e di famiglia come concetti astratti, senza precisare in concreto che si tratta della vita dal concepimento alla morte naturale e della famiglia monogamica ed eterosessuale, fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna – ma specifico e articolato in impegni precisi.

1. Considerando che un aborto non è mai una vittoria per nessuno ma è sempre una sconfitta, m’impegno per quanto riguarda le competenze regionali di applicazione della legge 194 a proporre e sostenere percorsi di aiuto concreto e fattivo alle donne che, anziché banalizzare l’aborto come soluzione, cerchino sempre possibili alternative, aprendo le istituzioni regionali anche alla collaborazione con il volontariato pro-vita. In applicazione della stessa legge, se in Piemonte dovrà essere somministrata la pillola RU486, questo potrà avvenire solo con un protocollo che preveda il ricovero della donna dalla somministrazione della pillola fino al completamento del percorso abortivo, escludendo ogni ipotesi di aborto fai da te a casa propria.

2. La vita è veramente e pienamente vita fino alla morte naturale, come ho cercato di testimoniare con il mio impegno in Parlamento in occasione della tragica vicenda di Eluana Englaro e nella discussione di progetti di legge sul fine vita. Per essere ancora più chiaro, il modello virtuoso per me è quello umile, silenzioso ed eroico del quotidiano impegno delle Suore Misericordine che hanno assistito Eluana per farla vivere, non quello di chi – per citare il documento di Federvita – “ha offerto un ospedale piemontese per farla morire”. Respingendo nel modo più deciso ogni ipotesi di eutanasia, la Regione da me guidata sarà vicina con un sostegno non solo teorico alle famiglie di malati nella condizione oggi chiamata stato vegetativo persistente, e sosterrà per quanto di sua competenza le cure palliative.

3. Rifiuto con chiarezza ogni ipotesi di omologazione della famiglia fondata sul matrimonio, a norma dell’art.29 della Costituzione, a ogni altra forma di convivenza anche omosessuale. Sono contrario a cerimonie, registri e altre iniziative che introducano surrettiziamente un’equiparazione tra unioni omosessuali e matrimonio monogamico ed eterosessuale.

4. M’impegno a una politica regionale a favore della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, che riconosco come cellula fondamentale della società, attraverso il sostegno alle giovani coppie che intendono contrarre matrimonio e una politica dei servizi che tenga conto del carico familiare e del numero dei figli.

5. Consapevole in particolare del ruolo unico svolto in Piemonte in oltre trecento anni di attività dalla scuola cattolica, che ha reso alla nostra regione servizi inestimabili, praticherò una politica che renda effettiva la libertà di educazione mediante erogazione di bonus o rimborsi che consentano alle famiglie la scelta della scuola libera, la quale andrà sostenuta anche quanto all’accoglienza di portatori di handicap e di figli di immigrati cui proporre percorsi autentici d’integrazione, prendendo in esame anche una politica di detrazioni fiscali nel quadro del federalismo fiscale.

6. La politica a favore della vita e della famiglia andrà a beneficio anche delle famiglie e in particolare delle donne e delle bambine immigrate. Prenderò misure regionali, e sosterrò quelle del governo nazionale, che vigilino contro gli abusi sulle donne e sui minori, non tollerino le mutilazioni genitali femminili, l’avviamento alla mendicità e alla prostituzione da parte di organizzazioni malavitose, la poligamia e i matrimoni forzati, e prevengano l’imposizione del burqa e di altre forme di velo integrale a donne e ragazze che non desiderano portarlo. Di concerto con il governo nazionale, farò il possibile per convincere anche chi insegue l’utopia di una società aperta all’immigrazione senza regole e senza limiti che si tutela davvero la vita e la famiglia degli immigrati onesti, venuti da noi per lavorare, e si pratica la virtù cristiana dell’accoglienza, solo tenendo conto che il numero d’immigrati che il Piemonte può accogliere non è infinito, e che le regole e la lotta contro l’immigrazione clandestina vanno a vantaggio anche degli immigrati regolari, oltre che della sicurezza di tutti”.

Torino, 24 febbraio 2010

Roberto Cota

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mamma mia, è proprio durato 5 anni, lo hai lecchinato alla grande quel bamboccione di Cota, chissà se te ne sei mai pentito.