giovedì 21 aprile 2011

Chiudiamo la guerra civile


In quest’anno in cui ricorre il 150° anniversario dell’unità d’Italia sarebbe utile avviare una riflessione serena e pacata su uno dei momenti più drammatici della nostra storia patria: la guerra civile che insanguinò il nostro Paese sul finire della Seconda guerra mondiale.
La storiografia ufficiale propone un’immagine inutilmente retorica dei fatti riguardanti la realtà italiana dei primi anni Quaranta del secolo scorso: da una parte vengono trionfalmente celebrati i vincitori e dall’altra vengono relegati alla condanna più assoluta i vinti. Eppure un approccio serio e de-ideologizzato alla conoscenza storica ci consente di affermare, oggi, a più di sessant’anni di distanza dai sanguinosi giorni della guerra civile italiana, che va avviato un momento di dibattito pubblico, anch’esso libero da vincoli e pregiudizi ideologici, finalmente volto al raggiungimento di una vera pacificazione nazionale.
Non sarà sull’ormai consumata ed anacronistica divisione tra “fascisti” e “anti-fascisti” che potrà sorgere un futuro positivo, e degno di tale nome, per la nostra Italia: è giunta l’ora di pensionare i vecchi e inservibili schemi politici figli del Novecento.
Sarebbe bello, in una data importante come il 25 aprile, vedere le massime cariche istituzionali rendere vivo quel sentimento di “unità” che dovrebbe costituire le fondamenta di una patria sana e viva: sarebbe opportuno che, per la prima volta, accanto al ricordo ufficiale dei tanti italiani che scelsero di combattere nelle brigate partigiane, venisse accostato il ricordo, scevro da ogni pregiudizio così come da ogni “nostalgismo”, anche di quegli italiani che scelsero di rimanere fedeli al fascismo e all’alleato tedesco.
Non vogliamo noi, qui, aprire un dibattito a proposito delle ragioni dei vincitori e dei vinti: perché è sempre difficile e rischioso interpretare la storia attraverso le lenti del “torto” e della “ragione”. Dopo più di mezzo secolo dalle passioni e dalla brutalità che hanno contraddistinto la guerra civile italiana, sarebbe ora di congiungere in un unico ricordo tutti coloro i quali versarono il loro sangue, o che sacrificarono i loro anni giovanili, al servizio di quegli ideali – classificabili soggettivamente come più o meno nobili – che allora parevano, a quelle persone, essere i migliori strumenti per servire il proprio Paese.
Alla vigilia della festa del 25 aprile, questa nostra proposta ha l’ambizione di provare ad offrire, a tutti, un umile spunto di riflessione per superare alcune storture su cui si fonda la recente storia della nostra patria: come ha scritto Giampaolo Pansa, “in effetti questa Italia sarebbe disposta sì a fare una festa, che fosse una festa vera. Sarebbe cioè disposta a celebrare il 25 Aprile come la data che segna la fine della guerra per tutti, anche per chi ha perso. Ma quando poi vede che è diventata la festa dei vincitori, e soprattutto di quelli più autoritari, allora conclude che è meglio stare a casa”.
Dobbiamo essere consapevoli che per provare a costruire un’Italia che sappia guardare al futuro è indispensabile superare le oramai logore barriere rappresentate dal passato: è ora di demolire le rovine delle ideologie novecentesche per poter costruire qualcosa di nuovo e di nobile per la nostra patria, per noi e per le nuove generazioni.

Emanuele Pozzolo
Anna Rosso


Consiglieri comunali di Vercelli