domenica 20 febbraio 2011

Per una politica diversa


Platone nella sua VII epistola scrisse che la politica non si sarebbe liberata dai suoi mali “fino a che o non fossero giunti ai vertici del potere politico dei filosofi veri e schietti, o i governanti delle città non diventassero, per un destino divino, filosofi”.
Ora, se augurarsi l’avvento dei filosofi al potere è cosa quantomeno bizzarra in questi tempi di decadenza, forse, sarebbe utile almeno sperare che la politica passi da essere uno spazio governato dai parolieri ad uno spazio dominato da autentici costruttori.
La politica di oggi è quel luogo in cui la polemica regna sovrana, i personalismi incancreniscono tutto e il gossip più disgustoso entra nelle nostre case da radio, televisioni e giornali.
Questa politica da “reality show” sta massacrando l’intelligenza, la cultura e ogni barlume di speranza: l’orizzonte dell’informazione politica non riesce più ad alzare il suo sguardo oltre le lenzuola di qualche personaggio perché non riesce più a concepire una separazione tra “pubblico” e “privato”.
Ma non è solo questo il problema: dobbiamo smetterla con questa insopportabile specie di politica, tutta tattica e niente idee, che sta annegando sotto un’ondata di fango.
Dobbiamo recuperare quella dimensione pura e spirituale della lotta pre-politica e culturale.
Dobbiamo gettare a mare tutti quei fanfaroni che nuotano nella politica solo per non annegare nella vita.
La politica non è una professione, non è un mestiere, non è un hobby: l’impegno politico è solo e soltanto un servizio. Finché non si tornerà a concepire la politica come il nobile scontro tra differenti idee e valori, la politica sarà qualcosa di piuttosto mediocre.
Quando la Chiesa cattolica – tramite le sagge parole del cardinal Tarcisio Bertone e di Benedetto XVI – parla di “moralità” non intende proporre una politica fatta da santi: semplicemente, sarebbe bello che i nostri destini non venissero decisi da persone che non hanno nemmeno una vaga dimestichezza con il concetto di “limite”.
Bisogna rispolverare il concetto di “limite” per creare una politica migliore: limite all’indecenza, limite all’idiozia, limite all’ignoranza.
Non è chiedere troppo: è chiedere il giusto. Proviamo a sforzarci di guardare un po’ oltre il misero orizzonte dell’applauso immediato, avendo nel cuore il domani delle nostre terre e del nostro sangue: pur sapendo che, come diceva Madame de Staël, “chiunque prevede in politica il domani eccita la collera di quanti non concepiscono altro che la giornata che passa”.

Emanuele Pozzolo