domenica 5 dicembre 2010

Roberto Rosso, il volto della vecchia politica


Ho avuto modo di leggere la contorta lettera che l’amico Roberto Rosso ha inviato a qualche giornale per tentare di spiegare le vergognose capriole politiche di cui lui e i seguaci di Gianfranco Fini si stanno rendendo protagonisti.

Forse il noto esponente politico ex democristiano, ex dipietrista, ex referendario, ex forzitaliota ed ex pidiellino in questione, oggi riciclatosi come neo-finiano, ritiene che la gente abbia la memoria corta: eppure sono pochissimi coloro ai quali sfugge la parabola politica dell’on. Roberto Rosso.

Pochi, tra i cittadini vercellesi, dimenticano che Roberto Rosso è stato berlusconiano sino a quando gli ha fatto comodo; pochi dimenticano che Roberto Rosso ha addirittura ricoperto incarichi governativi, sempre e solo grazie a Silvio Berlusconi; e pochi dimenticano che Roberto Rosso ha giocato a fare l’alfiere dei valori cristiani sino a quando non gli è convenuto maggiormente abbracciare le istanze del laicismo finiano più turpe e deteriore.

Nessuno può dimenticare che Roberto Rosso, proprio lui, il “grande” cattolico che promosse l’astensione per far fallire il referendum sulla procreazione medicalmente assistita, oggi, si trovi nel partito fondato da Gianfranco Fini: ossia colui che criticò duramente le “ingerenze confessionali” volte a far fallire il referendum sulla legge 40.

L’esercizio della memoria è una nobile attività che certe persone dovrebbero avere la dignità e la decenza di applicare anzitutto a se stesse, prima di criticare la coerenza altrui. Proprio in tema di rettitudine valoriale vien da sorridere a leggere i “predicozzi catechistici” che Roberto Rosso rivolge alla mia persona: temo che il neo coordinatore regionale di Futuro e Libertà sia troppo abituato a guardare la pagliuzza che sta nell’occhio degli altri senza riuscire a vedere la trave che sta nel suo occhio.

Concludo queste poche righe di commento proponendo un fatto che, forse, non a tutti è noto: fatto che rende la vicenda relativa al “salto romano” di Roberto Rosso a metà tra il tragico e il comico. Circa tre mesi fa – il 2 settembre 2010 – sulle colonne de “L’Espresso” proprio Roberto Rosso, assieme ad alcuni suoi ex colleghi pidiellini, scriveva di “non aver mai espresso l’intenzione di aderire al gruppo politico dell’onorevole Fini” e che rinnovava la sua “più convinta adesione al gruppo politico” di cui faceva parte (Pdl) e, dulcis in fundo, esprimeva “la più ampia fiducia al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al suo Governo”.

Oggi Roberto Rosso – aderendo a Futuro e Libertà – è riuscito, ancora una volta, a smentire se stesso: questa sua dote naturale sicuramente è stata molto apprezzata da Gianfranco Fini, il gran maestro di tutte le abiure. Per questo l’on. Rosso è stato ritenuto degno di conseguire “ad honorem” il titolo di “ras piemontese” di Fli: se lo è davvero meritato.

Emanuele Pozzolo

1 commento:

Roberto Coeli ha detto...

Articolo ampiamente condivibile.Nel mio blog (http://altralogica.blogspot.com/) mi ero intrattenuto sul tema prima del 14 dicembre,qualificando la figura di Fini per quello che è. Se lo ritieni, posta anche tu un commento....Roberto Coeli