martedì 14 dicembre 2010

Fini è finito


A furia di saltare di qua e di là, prima o poi, si cade male. E’ quello che oggi è capitato a Gianfranco Fini e ai suoi parlamentari: il gruppetto dei “finiani” non ha retto alla pressione politica e si è sfasciato. Gli ordini di scuderia del Presidente della Camera e del suo fido Bocchino non hanno avuto i risultati sperati: e così, il vano sogno sfascista di sfiduciare il Governo Berlusconi si è sciolto come neve al sole.
Gianfranco Fini aveva puntato tutto sulla spallata a Silvio Berlusconi: se fosse riuscito nell’impresa di far mancare la maggioranza parlamentare al Governo, Fini sarebbe entrato di diritto nell’olimpo dei grandi miti della sinistra. Così non è stato e il buon Gianfranco dovrà farsene una ragione.
Alla vigilia della tanto attesa conta, alla Camera dei Deputati, Fini ha riunito i suoi di Futuro e Libertà per fare il punto della situazione e serrare le fila. E sembra che abbia detto: “Se perdiamo distruggiamo tutto, la mia storia e la vostra”. Purtroppo per Mr. Tulliani il Parlamento è sovrano e – dando la fiducia al Governo – ha politicamente sepolto il “farefuturismo” dei finiani e dei ribaltonisti vari.
Gianfranco Fini non è un uomo stupido, è un cinico e un calcolatore: eppure stavolta il suo pallottoliere ha fatto cilecca. E assieme al pallottoliere finiano hanno fatto cilecca anche tutte oniriche speranze di costruzione di una non meglio precisata destra anti-berlusconiana e anti-leghista.
Il confuso progetto politico di Fini è abortito prima ancora di vedere la luce: e questa è una benedizione per la nostra terra. La voglia trasformista insopprimibile che albergava da qualche anno nel cuore del Presidente della Camera dovrà rimanere soltanto una voglia: e non troverà sbocchi realizzativi.
Con una splendida battuta il sociologo torinese Massimo Introvigne ha riassunto quello che poteva essere il dilemma dei “finiani”: “Potevano scegliere fra l'infamia e Berlusconi. Hanno scelto l'infamia e si tengono anche Berlusconi”.
E’ andata proprio così per i vari Bocchino, Granata, Briguglio, Rosso e Tremaglia: avevano innanzi a loro la possibilità di tradire i loro elettori, i loro valori e la loro stessa storia oppure proseguire a sostenere il Governo di cui, fino all’altro ieri, erano strenui supporters. I “tullianini” hanno preferito tradire fino in fondo, votando la sfiducia a Berlusconi: si sono comportati come un Casini e un D’Alema qualunque.
Eppure il loro tradimento è stato scandito dalle dolenti note della sconfitta: Silvio Berlusconi, l’asse del Nord e la maggioranza hanno retto. Quel che non ha retto, invece, è stato il gruppetto di Futuro e Libertà che è imploso alla prima prova parlamentare seria.
Era livido il voto di Gianfranco Fini appena dopo la lettura dei risultati della conta dei deputati: perché il novello leader dei “farefuturisti” e dei “bocchiniani”sa bene che politicamente è finito. Fini ha voluto fare il gradasso, alzare la voce e forzare la mano: ha voluto giocare a braccio di ferro con Silvio Berlusconi e con la Lega Nord ma è stato sconfitto su tutto il fronte.
Ora resta da vedere cosa capiterà tra i “finiani”: dopo i mal di pancia registrati prima del voto di fiducia e dopo i primi significativi smarcamenti di deputati, tra le fila di Futuro e Libertà, ora, bisogna capire chi sono e quanti sono i “finiani pentiti” che tenteranno ci accorrere piangenti ai piedi di Berlusconi. Di sicuro non sono pochi coloro che si staranno già mangiando le mani per il terribile passo falso commesso: abbandonare Berlusconi e andare con Fini per molti parlamentari eletti nel centro-destra era una scommessa sul proprio futuro politico. Gianfranco Fini ha comprato gli ingressi in Futuro e Libertà di gente come Roberto Rosso, Benedetto Della Vedova e Daniele Toto promettendo in cambio l’assicurazione sulle prossime candidature politiche: molti dei parlamentari “finiani”, dopo la batosta di oggi, vedono molto traballante la loro carriera e quindi non stupisce che già si vociferi a proposito di osceni ripensamenti e ennesimi salti.
La situazione romana resta comunque delicata: al di là dell’ottenimento della fiducia dal Parlamento, resta da vedere se con i numeri di cui dispone la maggioranza potrà lavorare per proseguire il cammino della riforme. Ma questa è tutt’un'altra storia: che riguarderà il domani del nostro paese. Con il voto di oggi l’Italia si è chiusa alla spalle (si spera definitivamente) la vecchia politica dei trasformismi di sinistra, di centro e di destra. Oggi da Roma è arrivata una bella notizia: Gianfranco Fini è finito.

Emanuele Pozzolo

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