lunedì 26 ottobre 2009

A difesa del Politecnico di Vercelli

La Lega Nord in merito alla possibile chiusura del Politecnico di Vercelli annuncia la più ferma volontà di stare dalla parte degli studenti e chiede un ripensamento al Rettore Profumo e al Senato accademico: non può un centro universitario d’eccellenza come il Politecnico di Vercelli essere chiuso dall’oggi al domani. Il danno arrecato alla città, al territorio e, soprattutto, agli studenti sarebbe enorme.
Stigmatizziamo il comportamento di una minoranza della sinistra vercellese volto a fare propaganda partitica anche su questa vicenda: il Politecnico di Vercelli non chiude perché il Governo Berlusconi ha tagliato i fondi all’Università. Pur volendo soprassedere ai toni faziosi che animano sempre e comunque certe persone, proprio non possiamo non intervenire davanti a certe menzogne spacciate per verità assolute. E’ chiaro ed evidente a chiunque che la volontà di addossare la colpa della possibile chiusura del Politecnico solo ed esclusivamente ai “tagli” del Governo è manovra assai maldestra e superficiale: perché è vero che si è imboccata negli ultimi anni la via della razionalizzazione degli investimenti scolastici e universitari a livello ministeriale, ma è altrettanto vero che la gestione di questa politica di contenimento della spesa pubblica è fortemente condizionata dalla scelte che ogni singolo ateneo ritiene di attuare.
Detto in parole più semplici: a fronte di alcuni “tagli” (dettati peraltro da ragioni di bilancio non certo da intenti persecutori nei confronti del mondo accademico) ogni ateneo può seguire due strade: o eliminare gli immani sprechi di denaro pubblico che spesso caratterizzano sia la scuola che l’università italiana, oppure far pagare i “tagli” agli studenti chiudendo le eventuali sedi decentrate, proprio come nel caso del Politecnico di Vercelli.
Questa scelta spetta solo e soltanto al Rettore e al Senato Accademico di ogni ateneo, ossia agli organi gestionali preposti al funzionamento amministrativo dell’ente universitario. Per questa ragione ha poco senso fare propaganda di bassa lega incolpando il Governo nazionale per la paventata chiusura del Politecnico vercellese.
Fortuna vuole che a sinistra non ci sono soltanto persone buone a sputare sentenze, ma ci sono anche uomini e donne che sanno mettere gli interessi di partito in secondo piano rispetto al bene della città: durante il Consiglio congiunto comunale e provinciale di lunedì 19 ottobre, infatti, alcuni esponenti del centro sinistra – come l’assessore regionale Bairati – hanno assunto un atteggiamento decisamente responsabile e hanno detto a chiare lettere che la scelta di chiudere la sede del Politecnico di Vercelli è una decisione che spetta in gran parte al Rettore Profumo e al Senato Accademico: ergo, è una scelta la cui discrezionalità è tutta in capo ai vertici amministrativi e gestionali del Politecnico.
Questo è il vero punto della discussione: su questo sarebbe utile confrontarsi invece di assumere posizioni propagandistiche del tutto fuori luogo. Questi sono giorni importanti per il futuro di Vercelli e di tutto il nostro territorio: è necessario essere uniti e compatti, senza distinzioni tra sinistra, centro e destra, per cercare di convincere chi ha davvero in mano il futuro del nostro Politecnico a cambiare idea in merito alla chiusura dello stesso.
Vercelli è una città che ha saputo dimostrare grande e concreta attenzione alle esigenze, anche finanziarie, del Politecnico: il Rettore Profumo questo lo sa, così come sa benissimo che l’eventuale chiusura del Politecnico vercellese non comporterà automaticamente lo spostamento degli studenti di Vercelli a Torino. E’ auspicabile che prima che il Senato Accademico assuma decisioni definitive, tutti valutino la gravità e le possibili conseguenze che potrebbero derivare da una decisione affrettata e non ponderata.
Lo sforzo dell’Amministrazione comunale e di quella provinciale affinché il Politecnico possa rimanere a Vercelli deve essere sostenuto senza infingimenti da tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra città e delle nostre terre: perché parte del futuro di Vercelli è legato, necessariamente, alla risoluzione di questa spiacevole controversia.

Emanuele Pozzolo
Capogruppo della Lega Nord al Comune di Vercelli

sabato 3 ottobre 2009

Grazie alla Lega, stop alla moschea!

Discorso di presentazione dell'odg contro la costruzione della moschea a Vercelli - Consiglio comunale del 30 settembre 2009

Il tema che il Consiglio comunale di oggi è chiamato ad affrontare è delicato e importante: merita tutta la nostra attenzione e tutta la nostra responsabilità. La questione della costruzione di un centro cultuale e culturale islamico non va affrontata con la leggerezza tipica di certa mentalità buonista.
Sarebbe altamente irresponsabile, al di là delle nostre rispettive posizioni politiche, fingere che non vi siano evidenti problemi d’integrazione tra l’Islam e la nostra cultura giuridica occidentale: è partendo da questo dato innegabile che è giusto impostare i rapporti tra la comunità islamica vercellese e le nostre Istituzioni cittadine.
L’Islam è una religione, una cultura e un’ideologia politica che non riesce nemmeno a concepire il concetto di laicità su cui si fondano le nostre società occidentali. L’Islam non riesce nemmeno a concepire lontanamente quei concetti di “libertà religiosa” e di “uguaglianza davanti alla legge” che sono le fondamenta del diritto occidentale.
L’Islam è, infine, una cultura che non disdegna affatto l’uso della violenza: chi di voi ha avuto la pazienza di leggere il Corano sarà stato sicuramente impressionato dal sistematico ricorso ad inequivocabili espressioni aggressive e bellicose presenti nel testo sacro dei musulmani.
D’altronde il fatto che l’Islam sia portatore di valori ben diversi rispetto a quelli cristiani è testimoniato dalla vita stessa dei fondatori delle due religioni: mentre Gesù predicava di amare i propri nemici e di porgere l’altra guancia, Maometto affilava le sciabole e sterminava tribù intere.
Detto questo – e quindi avendo ben compreso le abissali differenze che intercorrono tra la nostra cultura figlia del Cristianesimo e la cultura maomettana - è chiaro che l’imponente fenomeno immigratorio degli ultimi anni ha portato un considerevole numero di fedeli islamici nelle nostre terre. Che fare quindi?
Nessuno mette in dubbio che la gran parte di queste persone sia gente per bene: ma è chiaro che la loro religione e la loro cultura sono spesso d’ostacolo ad una reale e profonda integrazione nella nostra realtà sociale.
E’ dovere delle Istituzioni, quindi, cercare di rimuovere tutti gli ostacoli che non consentono una progressiva e piena integrazione degli stranieri: è giusto dire ai fedeli islamici che l’essere ospitati nelle nostre terre comporta da parte loro il rispetto della nostra identità e la condivisione dei nostri valori.
Bisogna incominciare a guardare all’accoglienza delle popolazioni allogene come ad una medaglia con due facce: quella dei diritti e quella dei doveri. Mentre troppo spesso, in nome di un errato concetto di multi-culturalismo, si evidenziano solo i diritti dei nostri ospiti stranieri e mai i loro doveri.
Bisogna spiegare a queste persone che se vogliono stabilizzarsi nelle nostre città devono porsi, loro per primi, nella condizione di essere ben accetti alla popolazione italiana. Bisogna far comprendere a chiare lettere che la nostra è, sì, una società aperta, tollerante e libera ma nessuno può usare la libertà che ha a disposizione per aggirare le nostre leggi.
Il rispetto della legge: ecco il tema fondamentale.
La fermezza nel chiedere l’applicazione della legge è, infatti, il minimo comune denominatore di questo nostro ordine del giorno. Quel che vogliamo evidenziare con questo nostro atto politico è la volontà di non concedere nulla che la legge non preveda espressamente. Tantomeno intendiamo concedere un permesso di costruzione di una moschea che sarebbe del tutto fuorilegge.
Al contempo ci è ben chiaro il principio della libertà di culto sancito solennemente dalla nostra Carta costituzionale con l’articolo 19: non si tratta qui di vietare infatti un semplice luogo di culto ai fedeli islamici. Per ammissione esplicita della stessa Associazione “Assalam”, infatti, a Vercelli il progetto era ed è più ambizioso: oltre allo spazio dedicato al culto si prevede un non meglio definito spazio per la promozione della cultura islamica. Ergo: una moschea bella e buona.
E’ ora che capiscano che non siamo tutti fessi! E se qualche falla nelle nostre normative consente loro di fare i furbi per tentare di aggirare la legge, sappiano che questo atteggiamento non paga. La nostra legge parla chiaro: se qualcuno vuole costruire edifici di culto nello Stato italiano deve sapere che la normativa di base da applicare è ancora quella sui "culti ammessi": la legge 24 giugno 1929 n. 1159 e il relativo regolamento di attuazione approvato con R. D. 28 febbraio 1930 n. 289, che la Corte Costituzionale, con alcune sentenze, ha reso conforme al nostro dettato costituzionale.
Tradotto in termini più semplici se un ente o un’associazione religiosa vuole poter costruire una propria sede di culto deve inoltrare una precisa richiesta per ottenere il riconoscimento della personalità giuridica dal Ministero dell’Interno come “ente di culto”. E deve rispettare un preciso iter legale stabilito sempre dalla già citata legge 1159/29.
Non ci sembra di chiedere la luna: pretendiamo solo il rispetto delle leggi.
E’ significativo ed emblematico, peraltro, il fatto che da anni le comunità islamiche presenti in Italia cerchino di stipulare un’intesa ufficiale con lo Stato, ma mai si sia riusciti a raggiungere un accordo. Forse perché le richieste avanzate dai fedeli musulmani sono spropositate e non rispettano quel “principio di reciprocità” a cui sarebbe ora di ancorare ogni eventualità di concedere nuovi diritti.
Saremo lieti di concedere alla comunità islamica la possibilità di costruire a casa nostra moschee d’ogni genere nel momento in cui i paesi a maggioranza islamica smetteranno di perseguitare e ammazzare i cristiani. Saremo felici di autorizzare l’edificazione di minareti d’ogni dimensione quando i cristiani potranno costruire una bella chiesa - intitolata magari al Beato Marco d’Aviano – in Egitto, in Iran o in Arabia Saudita.
Prima di allora consentiteci di usare prudenza e di difendere le nostre leggi.
E’ ora che tutti noi occidentali ci diamo una svegliata e apriamo gli occhi davanti alla realtà: stiamo spalancando le porte delle nostre patrie a una religione che predica la schiavitù, la sottomissione totale della donna e la supremazia delle leggi coraniche su ogni legge civile.
Stiamo svendendo la nostra cultura per paura di apparire razzisti o intolleranti: a noi della Lega francamente importa poco degli insulti che altri tentano di appiccicarci addosso. Noi crediamo che l’impegno a difesa delle nostre radici e della nostra identità valga ben qualche epiteto scomposto.
Nel votare questo ordine del giorno ognuno di noi si assume una grande responsabilità morale nei confronti delle future generazioni vercellesi: ci sarà chi calerà le braghe e chi terrà ferma la barra della legalità.
Da che parte starà la Lega è cosa ovvia.


Emanuele Pozzolo
Capogruppo della Lega Nord al Comune di Vercelli