sabato 24 settembre 2011
L’ira dei calmi
Nessuno ne parla: come se non parlandone i problemi sparissero da sé.
Eppure le persone che finora si sono riconosciute nell’orizzonte politico del centrodestra italiano si sentono decisamente spaesate. Non c’è elettore del Pdl o della Lega che, dentro se stesso, non avverta una certa disistima verso coloro che dovrebbero rappresentare le istanze e i principi più profondi della cultura politica del centrodestra.
Certo, ci sono i tifosi delle rispettive scuderie partitiche: azzurri o verdi, costoro non si stancano mai di reggere il moccolo al “ras” di turno. Molti di questi ultras da stadio prestati alle segreterie dei partiti, a furia di recitare una parte e di leccare il culo ai capoccia di turno, raggiungono anche seggiole che garantiscono un notevole spessore del portafoglio. Costoro non ammetteranno mai che l’attuale scenario politico italiano, anche a destra, è semplicemente desolante. Certi pidiellini non ammetteranno mai che Silvio Berlusconi, pur essendo stato un abilissimo connettore delle istanze politiche dei moderati e della destra italiana, ha fatto il suo tempo e dovrebbe rendersene conto da sé. Così come certi leghisti non ammetteranno mai che troppe promesse urlate nelle piazze sono state, non solo dimenticate, ma appositamente non rispettate.
Molti, insomma, non ammetteranno mai il concetto di “critica” all’interno della politica: come se le migliori idee non nascessero proprio dalla critica, dal dibattito e pur anche dallo scontro.
La politica di oggi – anche nel centro destra, bisogna avere il coraggio di affermarlo – richiede un'unica “virtù”: quella di non pensare. Tale caratteristica, quella di coloro che non si concedono il lusso di usare la loro testa, si traduce nel non dire quel che si pensa e raggiunge il suo apice nel prestarsi a sonore carnevalate dall’indubbio marchio cialtronesco.
Questo centrodestra sta deludendo, diciamocelo senza ipocrisie.
Pdl e Lega rappresentano il meno peggio del panorama politico italiano, forse. Ma questo solo perché a sinistra nessuno ha avuto l’intelligenza politica di costruire qualcosa di serio e di credibile. E perché al centro i vari Casini, Fini e Rutelli sono solo delle caricature di se stessi.
Per quanto riguarda il centrodestra, invece, non si può essere intellettualmente disonesti fino al punto di non avere la dignità di affermare che si sta navigando a vista. Non c’è uno straccio di idea né uno straccio di progetto in quello che sta proponendo all’Italia, oggi, la coalizione berlusconiana.
E si badi bene che chi scrive né è animato da intenti anti-berlusconiani, né è un aedo dei governi diversi rispetto a quello scelto dal popolo italiano tramite le consultazioni elettorali. Chi scrive è, per dirla con Giovannino Guareschi, un “bieco reazionario” cattolico. Però, bisogna affermarlo senza peli sulla lingua, questo centrodestra ci ha annoiato con troppo fumo e poco, pochissimo, arrosto.
È inutile urlare nelle piazze se poi si ha il terrore di mettere in pratica quel che si dice.
È inutile far tirare pomodori in faccia a sagome di politicanti se poi si è i primi a galleggiare nel mare degli sprechi della casta politica. È inutile, e pure ridicolo, continuare ad avere fiducia in questa classe di politici – di destra, di centro o di sinistra – che altro non sanno fare se non affogarci in un mare di parole.
Gli italiani che si riconoscono nella cultura politica moderata, cattolica, federalista, conservatrice e post-fascista stanno perdendo la pazienza davanti a questo perpetuo e vomitevole teatrino composto da personaggi ributtanti. Siamo stufi di tutti questi nanerottoli ignoranti, imbelli e imbecilli.
C’è davanti a noi, anzi tra noi, una crisi che morde le nostre chiappe e questi che fanno? Giocano tra loro, lanciano pomodori nelle piazze, dicono pubblicamente che l’Italia è un “Paese di merda” (intanto però badano bene a non tagliare i loro “italianissimi” emolumenti monumentali), sbraitano in giro la loro assoluta inconsistenza intellettuale e umana, proprio mentre la gente viene schiacciata da questa inevitabile crisi economica.
Come poteva d’altronde non rischiare quasi il fallimento uno Stato, il nostro, che ha tollerato finora questa immensa massa di parassiti? Come poteva l’Italia uscire indenne dalla decadenza occidentale dato che siamo in mano a un branco di venditori di slogan vuoti? Come potevamo noi pensare e sperare in un cambiamento conoscendo la consistenza nulla di chi dovrebbe rappresentarci?
Dobbiamo arrabbiarci. E dobbiamo reagire.
Come ha saggiamente scritto Giampaolo Pansa su “Libero” di qualche giorno fa: “Tanto il mulo che l’asino si ribellano quando il carico diventa troppo pesante. Allora si rivoltano, scalciano, mordono chiunque provi a calmarli. Rovesciano la soma e mandano al tappeto chi non ha mostrato rispetto per la loro fatica paziente. Un vecchio detto recita: temete l’ira dei calmi. Ecco il pericolo che stiamo correndo. Prima o poi, il mulo Italia deciderà di non sopportare più. Diventerà infuriato, ribelle, pronto a spaccare tutto e a farla pagare cara a quelli che considera i responsabili della crisi. E per primi i politici, il governo, qualunque esso sia, il Parlamento, i padroni del vapore, i ricchi o chi viene considerato tale. Per intuire lo stato d’animo del mulo è sufficiente entrare in un bar, in un negozio o in una trattoria, salire sopra un treno, sedere nella sala d’attesa di un ospedale”.
Basterebbe infatti saper ascoltare la gente, capire le necessità e conoscere la storia per sapere che questa situazione non potrà reggere a lungo. Quando scoppierà l’ira dei calmi non ce ne sarà più per nessuno. E, forse, solo allora l’Italia potrà sperare in una reazione. Che inevitabilmente sarà senza mezze misure.
Emanuele Pozzolo
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