martedì 22 dicembre 2009
A difesa del Santo Natale
Qui non si tratta di essere pessimisti: si tratta di voler guardare in faccia alla realtà. E quella che abbiamo davanti è una realtà davvero brutta. Ce ne possiamo rendere conto sempre più, giorno dopo giorno, guardando in faccia a quello che rappresenta il futuro della nostra civiltà: i bambini.
I germi della Rivoluzione stanno raggiungendo profondità mai pensate: i bambini sono ostaggio della nostra cultura moderna che predica il relativismo e semina l' ignoranza. Più nulla è salvo innanzi al rumoroso rullo compressore della modernità: nemmeno le più antiche nostre tradizioni come il Natale riescono a resistere davanti a questo nuovo mondo dominato dalla tecnocrazia assoluta.
Ha dell'incredibile, lo so, quel che sto per scrivere: pare impossibile, eppure è così. I nostri bambini, italiani, non conoscono più la storia del Natale. Non sanno più che Gesù è nato in una fredda notte di Palestina; non sanno che è nato in una mangiatoia scaldata da un bue e da un asino; non sanno che Maria e Giuseppe videro accorrere alla capanna, dopo la nascita di Gesù, persone giunte per contemplare quel "bambino straordinario".
Me l'avessero raccontato non ci avrei mai creduto, lo confesso. Ma l'ho sentito con le mie orecchie il silenzio balbettante dei bambini delle scuole medie davanti alla domanda del catechista: "Conoscete la storia del Natale?". Silenzio, frasi arraffazzonate, risolini innocenti e confusi.
L'ho visto con i miei occhi il vuoto religioso, culturale ed identitario dentro il quale stiamo facendo crescere i nostri bambini. Ma come può un bambino, italiano, che frequenta le scuole medie della Repubblica italiana non conoscere quello che oggi verrebbe cinematograficamente definito il "trailer" della storia di Natale? A che punto siamo arrivati? Verso cosa stiamo andando incontro?
E la colpa, si badi bene, non è certo dei bambini: che saranno pure magari un po' troppo intontiti dall'utilizzo dei videogiochi ma non sono scemi. I bambini capiscono, ascoltano e imparano: ma ci va qualcuno che abbia voglia di insegnare loro qualcosa.
Se su cinque bambini, italiani, non uno conosce la storia del Natale il problema sta a monte: escludendo, per un mero calcolo delle probabilità, di avere di fronte cinque cerebrolesi allora c'è da chiedersi cosa sia stato trasmesso a questi bambini.
Cosa è stato insegnato a questi bambini in cinque anni di scuola elementare? Cosa è stato insegnato dai catechisti e dai preti in Chiesa? Cosa è stato trasmesso dalla famiglia a questi piccoli cittadini? Davvero non c'è mai stato tempo per parlare, dieci minuti, del Natale?
Dubito, fortemente. La questione è un'altra. E' che a scuola oramai il parlare del Natale è un tabù: perchè si potrebbe offendere la sensibilità di qualche genitore ateo o islamico. Al catechismo e a Messa insegnano, invece, di "amare i poveri" senza preoccuparsi di spiegare la differenza che corre tra un sindacalista e Gesù Cristo. E per troppe famiglie, italiane, il Natale è solo un colorato e luccicante momento di shopping compulsivo, bulimia generale e vacanze ai Tropici.
Non più una parola su quel Gesù che, in teoria e in pratica, dovrebbe essere il festeggiato principale. Alberi di Natale, presepi, mille ghirlande natalizie e ricchi regali non potranno a lungo nascondere il vuoto che alberga silenzioso dietro il Natale dell'Occidente moderno. Se nemmeno più il sangue del nostro sangue conosce il fatto storico che festeggiamo ogni 25 dicembre, da più di duemila anni, la situazione è davvero preoccupante. E' peggio di quanto si potesse pensare.
Gesù disse una volta ai suoi discepoli: "Se qualcuno farà perdere la fede a una di queste persone semplici che credono in me, sarebbe più conveniente per lui che lo buttassero in fondo al mare, con una grossa pietra legata al collo" (Mt, 18,6).
Questo duro richiamo di Gesù è stato completamente dimenticato dall'Occidente moderno: stiamo formando una civiltà e una razza vacua e ignorante. In nome del multiculturalismo e della laicità, oramai, ci vergogniamo di spiegare ai bambini il senso vero del Natale. Ci vergogniamo di dire che il Natale non è solo una banale "festa dei poveri" ma è la ben più importante data in cui si ricorda la nascita terrena del Figlio di Dio. Ci vergogniamo di scrivere l'aggettivo "Santo" davanti alla parola Natale.
Una civiltà che rifiuta di educare i bambini alla sua cultura tradizionale è una civiltà sull'orlo del baratro. E' una civiltà che abdica alla sua funzione storica. E' una civiltà più morta che viva.
Emanuele Pozzolo
Capogruppo Lega Nord al Comune di Vercelli
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